La stampa 3D sta aiutando i musei negli sforzi di rimpatrio e decolonizzazione

Teschio di dinosauro stampato in 3D. Immagine: Ryan Somma, Wikimedia. CC BY 2.0

Attualmente, è in corso una discussione su fino a che punto i musei debbano riformarsi e "decolonizzare" evitando di esporre le collezioni che sono state raccolte o rubate da altri paesi durante l'era coloniale, in un modo che ritrae le culture straniere come strane o inferiori e altre nazioni come possessori inadeguati del patrimonio culturale e della conoscenza del mondo.

Una via da seguire può essere trovata nelle tecnologie digitali che possono consentire alle persone di accedere alle rappresentazioni di altre culture in modi equi e interessanti, senza che le istituzioni culturali debbano aggrapparsi a manufatti controversi.

Ad esempio, con l'imaging 3D e la stampa 3D possiamo produrre copie digitali e fisiche di artefatti, consentendo ai visitatori di studiarli e interagire con essi più da vicino che mai.

Maggiori informazioni sui musei e sulla stampa 3D su The Conversation.

Questo articolo è stato originariamente pubblicato in inglese. I testi in altre lingue sono tradotti dall'intelligenza artificiale. Per cambiare lingua: vai al menu principale in alto.

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