Intervista: Un nuovo progetto di digitalizzazione alla Fondazione Federico Zeri, Bologna

La Fondazione Federico Zeri dell'Università di Bologna, Italia, ha recentemente intrapreso un nuovo, ambizioso progetto di catalogazione digitale che coinvolge la fototeca di Everett Fahy. Scopriamo questo entusiasmante progetto di storia dell'arte con una triplice intervista al Prof. Andrea Bacchi, Direttore, alla Dott.ssa Francesca Mambelli, Database Designer, ea Luca Mattedi, Assegnista di Ricerca della Fondazione Zeri.

Scritto da: Ambasciatore Giovani del Patrimonio Europeo Giovanni Pescarmona

Professor Bacchi, ci può spiegare la vita della Fondazione Zeri?

Federico Zeri (1921 – 1998) è stato uno dei più importanti storici dell'arte del Novecento. Quando morì, lasciò in eredità all'Università di Bologna la sua biblioteca (comprendente più di 40.000 libri, e un'intera collezione di cataloghi d'asta) e la sua immensa fototeca. Una delle più importanti fototeca d'arte del mondo, comprende circa 300.000 fotografie, per lo più in bianco e nero, che rappresentano l'arte italiana ed europea dal Medioevo all'età barocca. La Fondazione Zeri conserva questo patrimonio e promuove lo studio dell'arte moderna italiana ed europea attraverso corsi, pubblicazioni e progetti di ricerca. 

Qual è stata la strategia pubblica della Fondazione Zeri?

La catalogazione della Fototeca di Zeri è iniziata nel 2003. All'epoca, la catalogazione digitale era abbastanza sviluppata da sperimentare e costruire un vasto atlante di pittura e scultura, rendendolo accessibile online in tutto il mondo. Grazie all'implementazione dei metadati delle fotografie, le immagini di Zeri ottengono anche ottimi risultati SEO. La sfida che la fondazione ha intrapreso negli ultimi 20 anni è quella di mantenere lo stato dell'arte della tecnologia e delle pratiche di catalogazione. Oggi la fototeca online della Fondazione Zeri riceve più di 500.000 visite all'anno, diventando uno strumento di riferimento per gli storici dell'arte di tutto il mondo.

Un video introduttivo sulla Fondazione Zeri:

Dottor Mambelli, la Fondazione Zeri fa parte di una rete europea?

La Fondazione Zeri è uno dei primi 5 content provider italiani di Europeana, crede fermamente e investe nell'idea di una cultura europea e di uno spazio comune di dati ad accesso aperto. Inoltre, dal 2015, una parte significativa del catalogo fotografico è scaricabile gratuitamente come Linked Open Data, favorendo l'interoperabilità e la riutilizzabilità dei dataset su più piattaforme. L'importanza del lavoro di digitalizzazione deriva dall'importanza della cultura di per sé, e l'importanza dell'accessibilità della cultura. Il patrimonio definisce il modo in cui diamo forma al mondo: l'idea dell'Italia come nazione si costruisce sul suo patrimonio culturale.

La fototeca di Zeri riceve ora un'importante aggiunta: la raccolta di fotografie di Everett Fahy. Puoi dirci di più su questo importante corpus di immagini?

Everett Fahy (1941 – 2018) è considerato uno dei migliori intenditori di pittura italiana. Seguì l'esempio di Zeri e raccolse, durante la sua vita, un imponente archivio fotografico (40.000 immagini e 46.000 documenti cartacei). Forse ancor più che lo stesso Zeri, che potrebbe essere considerato il mentore di Fahy, si è sforzato di organizzare e annotare con cura le sue fotografie utilizzando elenchi per ordinare le fotografie per autore, soggetto e provenienza. Il lavoro di Fahy non andrà sprecato: tutte le informazioni che ha raccolto saranno digitalizzate, consentendo a studiosi e appassionati di sfogliare online la sua raccolta di immagini per i loro studi e il loro divertimento.

Il patrimonio definisce il modo in cui diamo forma al mondo: l'idea di Italia come nazione si costruisce sul suo patrimonio culturale.

Francesca Mabelli

Dott. Mambelli, come può la Fondazione Zeri conciliare la tecnologia con i tradizionali approcci storico-artistici?

Gli approcci storico-artistici tradizionali stanno progressivamente facendo uso di metodi digitali che erano inaccessibili alle precedenti generazioni di studiosi. Lo stesso Zeri è stato un precursore delle moderne pratiche di catalogazione digitale. Ha lavorato per l'italiano Soprintendenza (l'ente che si occupa della conservazione dei Beni Culturali in Italia) a Roma tra il 1946 e il 1955. Conosceva quindi bene le sfide della conoscenza e della conservazione del patrimonio materiale. La conservazione inizia con la conoscenza, e Zeri lo sapeva molto bene in base alla sua esperienza.

Fotografie dalle Fondazioni Zeri. Immagine: Courtesy Fondazione Federico Zeri, Università di Bologna

Luca Mattedi, attualmente stai lavorando alla digitalizzazione e alla catalogazione delle fotografie di Fahy. Quali sono le fasi principali del tuo lavoro?

Ogni foto viene scansionata sia sul fronte, dove si trova l'immagine, sia sul retro, dove si trovano le annotazioni di testo scritte a mano originali di Fahy's. Inoltre, i documenti cartacei vengono scansionati tramite un software OCR e convertiti in dati leggibili dalla macchina che possono essere indicizzati e compilati in un database. Anche la bibliografia e i riferimenti sono controllati per ogni voce, quindi questo lavoro richiede competenze sia digitali che storico-artistiche. In questo modo le fotografie di Fahy verranno caricate nel database e andranno ad arricchire ulteriormente l'archivio fotografico digitale di Zeri. Si tratta di un'aggiunta notevole, soprattutto per l'arte fiorentina e italiana del Rinascimento, la principale area di competenza di Fahy.

Il retro di una delle fotografie di Everett Fahy, con annotazioni manoscritte. Immagine: Courtesy Fondazione Federico Zeri, Università di Bologna

Un progetto così importante deve avere una sorta di strategia di coinvolgimento...

…e infatti lo ha fatto! Abbiamo sviluppato “Fahysbook”: una serie di post su Facebook che seguono ogni fase della catalogazione della fototeca di Everett Fahy. Ogni settimana pubblichiamo la storia di un artista che è stata studiata da Fahy, cercando di tratteggiare il suo contributo alla conoscenza del pittore. Questa campagna sui social media ha avuto un grande successo e speriamo di essere in grado di coinvolgere ancora più utenti attraverso questo contenuto amichevole e accessibile.

Circa l'autore

Giovanni Pescarmona è uno storico dell'arte digitale, attualmente dottorando presso l'Università degli studi di Firenze. I suoi interessi di ricerca si concentrano sulle tecnologie digitali innovative per la valorizzazione dei Beni Culturali. Lavora come consulente per musei italiani e stranieri (Fiesole, Firenze, Cambridge) per la creazione di prodotti ed esperienze digitali.

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